Da un punto di
vista vitale la ricerca o il rifiuto della luce
è comune a tutti i livelli del mondo animale:
allo stesso modo, l'uomo crea la luce quando
vuol vedere o essere visto, e altrimenti la
evita. Per la sopravvivenza o a fini pratici la
luce non è altro che uno strumento per vedere ed
usare degli oggetti. Luce ed ombra vengono
osservate, ma non separate, perchè la loro
unione e distribuzione nel campo visivo, servono
a definire la forma e la collocazione delle cose
nello spazio, e così esauriscono la loro
funzione. In altre parole: le zone d'ombra e le
zone di luce, attraverso le quali le cose si
presentano a noi, si fondono in
un'immagine unica nella quale vediamo oggetti e
non chiazze incomprensibili di diversa
luminosità.
Come la percezione delle diverse qualità dello
spazio è oggetto di studio nelle scuole d'arte,
così anche la composizione delle forme nei vari
piani di luce che le costituiscono fa parte del
lungo e laborioso tirocinio di un artista.
Queste esercitazioni che conducono a saper distinguere
le diverse tonalità di luce
e di ombra, sono necessarie perchè la
nostra mente oppone una resistenza
psichica molto forte alla distruzione dell'immagine e dei
significati che con tanta fatica ha dovuto costruire.
La «scomposizione della forma» va
infatti nella direzione opposta alla
«costruzione della forma» anche in campo visivo.
L'artista, che traduce la realtà in una
rappresentazione, è obbligato
a distruggere visivamente le cose per
poterle ricostruire nell'immagine.
L'artista deve sapere infatti come gli
oggetti rispondono alla luce, come ogni
punto delle loro superfici, invia un
diverso messaggio all'occhio, e come i messaggi
si tramutino in forme. L'artista non
dipinge mai degli oggetti, riproduce invece
fenomeni luminosi!
Il pittore Ernst Mach racconta: «quando ero
bambino, le ombre e le luci
dei dipinti mi apparivano come macchie senza
significato. Quando incominciai a disegnare,
l'ombreggiatura mi pareva niente altro che
una consuetudine degli artisti...»
L'arte primitiva rappresenta sempre gli
oggetti con il solo contorno e con tinte piatte,
e certe culture sono rimaste fedeli a queste
regole anche ad elevati livelli di raffinatezza.
Nei disegni infantili accade la stessa cosa: le
differenze di chiarezza, ad esempio, un volto chiaro
incorniciato da capelli scuri, nascono dal contrasto dei colori
così come essi sono nel soggetto indipendentemente dalla
illuminazione. A volte possono essere anche
rappresentate delle fonti di luce, una
lampada o il sole con i suoi raggi, ma nulla
indica che sono essi ad illuminare i soggetti della
rappresentazione, poiché la distribuzione delle tinte
non ha alcuna relazione con le fonti di luce stesse.
La pittura egiziana è un esempio eloquente di questo
assoluto disinteresse per i problemi dell'illuminazione
delle forme. Le figure degli affreschi egiziani sono
immerse in una specie di luce totale che
esclude qualsiasi senso del rilievo. Anche nella
religione egiziana il sole, divinità suprema, è
un'entità assoluta che permea il mondo con la
sua chiarezza, abolendo le ombre. Questo richiama i fondi oro dei mosaici
bizantini e dei dipinti medioevali; una soluzione figurativa
per rappresentare la divinità attraverso ilo suo attributo più elevato: la luce.
Il simbolismo religioso si appropria di una qualità fisica, l'irraggiamento luminoso
e la traspone in immagini del pensiero spirituale. Nel Buddhismo, il raggiungimento
della totale liberazione e della realizzazione
dell'individuo è espresso con la parola: illuminazione.
Il simbolismo della luce si è esteso anche nell'arte occidentale dopo la
scoperta del chiaro-scuro.
Furono gli stessi artisti ellenistici a compiere e della quale rimane un'abbondante
traccia nella pittura romana e nei ritratti egizi di mummie intorno al I secolo d.C.,
nel cosiddetto periodo di El Fayoum.
Giotto, Masaccio e Leonardo sono i tre passaggi obbligati della
riscoperta e successiva rielaborazione delle qualità
spaziali-volumetriche, che l'illuminazione
conferisce ai corpi, e della quale la pittura si
può avvalere per ricreare l'illusione della tridimensionalità.
Continua......
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